L’arte come specchio
Questo tema è esemplificato dal ritratto del titolo. L’immagine di Dorian Gray riflette la sua coscienza e il suo vero io e funge da specchio della sua anima. Tale circostanza richiama l’asserzione di Wilde (che si trova nella prefazione) secondo cui “È lo spettatore [...] che l’arte, in realtà, rispecchia”*. Tuttavia, questo tema appare per la prima volta nella prefazione, nell’affermazione di Wilde in cui sostiene che “l’antipatia del Diciannovesimo secolo per il Realismo è la rabbia di Calibano che non vede nello specchio il proprio volto”**. Il realismo è un genere di espressione artistica che si dice abbia mostrato il proprio riflesso al Diciannovesimo secolo. La paura che Dorian esprime guardando il dipinto e le emozioni che cerca di fuggire attraverso il peccato, la tossicodipendenza e persino l’omicidio, potrebbero considerarsi espressione della sua rabbia nel vedere il suo vero io. L’idea della riflessività richiama anche un’importante influenza mitica sul romanzo: la storia di Narciso. Dorian, come Narciso, si innamora della propria immagine e alla fine viene distrutto da essa.
* Il ritratto di Dorian Gray, Oscar Wilde, Newton Compton (2011), Roma, trad. di Emanuele Grazzi, pag. 32.
** Ibid., p. 31.
L’arte di vivere (o vivere attraverso l’arte)
Questo tema si esprime soprattutto nel personaggio di Lord Henry e nel “nuovo edonismo” che egli sposa. Lord Henry affronta apertamente la vita come una forma d’arte, cercando di scolpire la personalità di Dorian e trattando anche i suoi discorsi più casuali come performance drammatiche. Soprattutto, insegue nuove sensazioni e impressioni di bellezza con l’amoralità di un artista: come scrive Wilde nella prefazione, “nessun artista prova simpatie di ordine etico”*. Quest’ultima caratteristica lascia l’impronta più profonda sul carattere di Dorian. Tuttavia, sebbene entrambi gli uomini si ritengano artisti in vita, il loro errore consiste nella palese violazione della regola indicata nella prima riga della prefazione: “rivelare l’arte e celare l’artista è la meta dell’arte”**.
Wilde esplora tale tema anche sfumando il confine tra vita e arte. Tra i personaggi del romanzo ci sono attrici che vivono come fossero costantemente sul palcoscenico e un pittore che dà valore a un’amicizia soprattutto perché essa migliora la sua capacità di dipingere. Lo stesso Dorian basa consapevolmente la sua vita e le sue azioni su un’opera d’arte: un libro regalatogli da Lord Henry.
* Ibid., p. 32.
** Ibid., p. 31.
La vanità come peccato originale
La bellezza fisica di Dorian è la sua caratteristica più cara e la vanità è, di conseguenza, il suo vizio più grave. Una volta che Lord Henry gli ha inculcato il senso di pregevolezza della propria bellezza, tutte le azioni del giovane, dal desiderio di eterna giovinezza all’inizio del romanzo al disperato tentativo di distruggere il ritratto alla fine, sono motivate dalla vanità. Anche i suoi tentativi di altruismo sono guidati dal desiderio di migliorare l’aspetto della sua anima. Per tutto il romanzo, la vanità perseguita Dorian e pare danneggiarne le azioni prima ancora che egli le commetta; la vanagloria è il suo peccato originale. La caduta in disgrazia del protagonista, quindi, è la conseguenza della sua decisione di abbracciare la vanità - e di fatto tutti i sentimenti nuovi e piacevoli - come una virtù, per volere di Lord Henry, il suo corruttore. Nella prefazione al romanzo, Wilde ci invita a riflettere sull’ineluttabilità della vanità nel nostro rapporto con l’arte quando afferma che “è lo spettatore, non la vita, che l’arte, in realtà, rispecchia”*. Se vediamo noi stessi nell’arte e troviamo che questa sia bella, allora ne consegue che, come Dorian, stiamo in realtà ammirando la nostra stessa bellezza.
* Ibid., p. 32.
La duplicità del proprio io pubblico e privato
Questo tema è presente in gran parte delle opere di Wilde. Svolge un ruolo centrale in L’importanza di chiamarsi Ernesto, ed è evidente anche in questo romanzo. Oltre al protagonista, molti personaggi del romanzo sono fortemente preoccupati della loro reputazione. Sia Lord Henry sia Basil Hallward suggeriscono a Dorian come preservare al meglio la sua buona reputazione agli occhi del pubblico. Quando vengono commessi dei crimini, ciò che preoccupa non è l’assoluzione personale, ma il fatto che il colpevole venga ritenuto responsabile dall’opinione pubblica. In questo modo, ogni personaggio del romanzo è consapevole di avere un’identità divisa: una definita dal pubblico e una da sé stesso. La figura di Dorian è una rappresentazione allegorica di tale condizione. Il ritratto è una visualizzazione letterale dell’io privato di Dorian, lo stato della sua anima, mentre il protagonista stesso appare perennemente giovane, bello e innocente.
Gran parte del commento sociale di Wilde nel romanzo nasce dalla manipolazione di questo tema. Le reazioni della gente a Dorian evidenziano costantemente la travolgente superficialità della Londra vittoriana (se non delle persone in generale). Siccome Dorian ha sempre un’aria innocente, la maggior parte delle persone che incontra pensano che sia una persona buona e gentile. Il protagonista la fa letteralmente franca perché le persone sono automaticamente più disposte a credere ai loro occhi che a qualsiasi altra cosa.
Il valore della bellezza e della giovinezza
Lord Henry sostiene di dare valore alla bellezza e alla giovinezza più che a ogni altra cosa. È questa convinzione che, una volta impartita a Dorian, lo spinge a esprimere il desiderio che alla fine lo danneggia. Quando il protagonista si rende conto che manterrà il suo aspetto giovanile indipendentemente dalle azioni immorali che compie, si considera libero dalle costrizioni morali degli uomini comuni. Dorian dà più valore al suo aspetto fisico che alla sua anima, come dimostra apertamente il degrado crescente del ritratto. Questa fede superficiale nel valore ultimo della giovinezza e della bellezza è quindi il meccanismo che guida la dannazione del protagonista. Così, Il ritratto di Dorian Gray può essere letto come un racconto moralistico che mette in guardia dai pericoli di un’eccessiva considerazione dell’aspetto esteriore e della trascuratezza della propria coscienza.
È importante tenere presente che la bellezza che Dorian insegue incessantemente è definita da una sensibilità puramente artistica, piuttosto che umanitaria. Di fronte alla notizia del suicidio della sua fidanzata, Dorian vede l’evento come un melodramma soddisfacente. La sua ossessione per la bellezza estetica impedisce a Dorian di occuparsi delle pene della sua coscienza.
Influenza e corruzione
Dorian inizia il romanzo come un giovane innocente. Sotto l’influenza di Lord Henry diventa corrotto e alla fine inizia a corrompere altri giovani. Una delle principali questioni filosofiche sollevate da questo volume riguarda la responsabilità dei propri errori. Se ci si impegna in una lettura moralistica, Il ritratto di Dorian Gray può essere visto come una lezione sull’assunzione di responsabilità per le proprie azioni. Dorian indica spesso Lord Henry come fonte della sua corruzione. Tuttavia, quando contempla i problemi degli altri, scarica la colpa su questi ultimi piuttosto che considerare il ruolo che potrebbe aver giocato nella loro caduta.
Omosessualità
Questo è il tema a cui Wilde alludeva quando scrisse “l’accento fatale che, simile a un filo di porpora, serpeggia attraverso la trama di Dorian Gray”* in una lettera al suo giovane amante, Bosie, dopo le rovinose apparizioni in tribunale. L’autore definisce il tema dell’omosessualità un “accento fatale” perché la sodomia e l’omosessualità in generale erano reati severamente puniti nell’Inghilterra vittoriana, ed è con queste accuse che Wilde fu processato.
Nel romanzo, ci sono forti sfumature omosessuali nelle relazioni tra i tre personaggi centrali (Dorian, Lord Henry e Basil Hallward), così come tra Dorian e diversi giovani di cui si dice abbia “rovinato” la vita, in particolare Alan Campbell. Nella revisione del romanzo per la sua pubblicazione ufficiale, in seguito alla sua apparizione sul “Lippincott’s Monthly, Wilde eliminò tutti i riferimenti più evidenti all’omosessualità. Tuttavia, l’idea del legame sessuale tra uomini si è rivelata troppo radicata nei personaggi e nelle loro interazioni per essere del tutto rimossa dal romanzo. Questo tema ha spinto molti critici a leggere il romanzo come la storia della lotta di un uomo contro le sue inclinazioni socialmente inaccettabili. Infatti alcuni ritengono che, attraverso il volume, Wilde stesse elaborando i propri sentimenti contrastanti sull’argomento.
* De profundis, Oscar Wilde, Prometheus Classics (2018), trad. di Adelina Manzotti Bignone, pag. 34.