Riassunto
Il giorno dopo, Basil fa visita a Dorian e rimane scioccato nel sapere che è stato all’opera, date le circostanze. È anche sconcertato dal fatto che Dorian sembri del tutto indifferente al suicidio di Sibyl. Il giovane si difende dicendo a Basil che “[Sibyl] rientrò così nella sfera dell’arte. C’è in lei qualche cosa della martire”. Accusa poi il pittore di essere egoista, poiché la sua rabbia deriva dal fatto che non è stato lui a consolarlo, e dice all’artista di insegnargli “piuttosto a dimenticare l’accaduto oppure a vederlo dal giusto punto di vista artistico”. Dorian ammette, tuttavia, di essere fortemente influenzato da Lord Henry. Ammette anche di sapere che Basil è un uomo migliore di Henry. Quando il pittore ascolta l’affermazione, il suo vecchio affetto per Dorian lo conquista. Gli chiede allora se sia stato convocato dalla polizia. Dorian è infastidito da questo pensiero, ma assicura a Basil che nessuno dei coinvolti conosce il suo nome. Domanda inoltre al pittore di fargli un disegno di Sibyl, ma Basil chiede a Dorian di posare di nuovo per lui, richiesta che viene subito negata.
Basil si accorge poi che il suo quadro è coperto. Quando chiede di vedere il lavoro, Dorian minaccia di non rivolgergli più la parola se cercherà di sollevare il telo che lo copre. È deciso a non condividere mai con nessuno il segreto del dipinto. Il pittore afferma di voler esporre l’opera, poiché la considera il suo capolavoro, ma Dorian risponde che anche questo è fuori questione. L’uomo chiede allora se il giovane abbia visto qualcosa di strano nel ritratto per turbarlo così tanto. Pensando che Basil possa essere già a conoscenza dell’incanto del quadro, Dorian afferma di averlo visto, ma chiede all’amico di spiegarsi. Il pittore confessa la sua idolatria nei confronti di Gray e dice di essere rimasto colpito da quanto essa sia emersa nel quadro. Dorian è deluso e indifferente all’affetto del pittore. Dichiara ancora una volta che non poserà mai più per un altro ritratto. Basil grida che il rifiuto di Dorian “è la rovina della mia vita di artista” e se ne va. Il giovane, sempre più paranoico e determinato a nascondere il suo segreto, decide di occultare meglio il dipinto.
Dorian ottiene la chiave della soffitta dalla sua governante. Victor lo informa che gli uomini da lui richiesti sono arrivati per trasportare il dipinto e il giovane manda il suo servitore da Lord Henry con la richiesta di materiale da lettura. Nel mentre, il signor Hubbard, rinomato corniciaio, e i suoi assistenti portano il ritratto in soffitta senza rimuovere il telo, come da istruzioni di Dorian. Questi si interroga sulla possibilità di esporre l’opera, dato che è il capolavoro di Basil, ma sa che “anche se sfuggiva alla bruttezza del peccato non poteva sfuggire a quella dell’età”. Doveva essere nascosta alla vista per sempre, in modo che “la sua ignominia non sarebbe stata veduta da altri occhi se non dai suoi”. Quando il signor Hubbard se ne va, Dorian torna nella biblioteca e trova un biglietto di Lord Henry, insieme a un ritaglio di giornale e a un vecchio libro giallo. Un segno rosso sul giornale porta l’attenzione del ragazzo su un breve articolo che lo informa che l’inchiesta sulla morte di Sibyl ha stabilito che si è trattato di un suicidio certo. È libero da ogni sospetto. Inizia a leggere il romanzo inviatogli da Henry, un libro su un giovane parigino “che trascorreva la vita cercando di realizzare [...] tutte le passioni e i modi di vivere propri di tutti i secoli tranne che del suo”. È talmente preso dal romanzo e dalle sue “metafore mostruose come orchidee e non meno raffinate di queste nel colore” che arriva con diverse ore di ritardo all’appuntamento con Lord Henry.
Analisi
Dorian si difende per non aver pianto la morte di Sibyl con un’affermazione alla Lord Henry: “un uomo che sia padrone di sé stesso può mettere fine a un dolore con la stessa facilità con cui può inventare un piacere”. Al giovane sfugge l’ironia di affermare di essere padrone di sé stesso dando voce alle opinioni di un altro, ma serve a ritrarlo come un’anima profondamente traviata. Nella confessione di Basil a Dorian, egli riprende diversi sentimenti della prefazione, affermando che “tutto questo era stato come l’arte deve essere: inconscio, ideale, remoto. [...] L’arte è sempre più astratta di quello che noi immaginiamo; forme e colori ci parlano di forme e colori [...] L’arte nasconde l’artista ben più completamente di quanto non lo riveli”. Questi sentimenti, sebbene siano presentati da Wilde come verità nella prefazione, sono rivelazioni sconfortanti per il pittore. Basil sperava che il quadro mostrasse a Dorian la verità sui suoi legami affettivi, ma quando il giovane ascolta la confessione del pittore, praticamente la deride e afferma ad alta voce che si chiede se potrà mai conoscere tali sentimenti di adorazione. La risposta (che Dorian stesso ignora) è, ovviamente, che egli già adora sé stesso in modo quasi identico. Successivamente, di fronte a ulteriori prove della propria degradazione, Dorian si rimprovererà di non aver accettato l’amore puro di Basil. Questo sentimento è uno dei molti riferimenti omosessuali che rimangono nel romanzo dopo la revisione di Wilde alla versione “Lippincott”. Si dice che Wilde abbia sposato l’idea che l’amore tra due uomini fosse intrinsecamente più puro e nobile di quello eterosessuale, e questo sentimento appare brevemente nei pensieri di Dorian.
Nascondere il quadro è un chiaro gesto simbolico di negazione della propria vergogna da parte di Dorian. Poiché il ritratto è destinato a mostrare la “corruzione della propria anima”, mentre il suo volto rimarrà giovane e innocente, Dorian crede di poter effettivamente vivere senza l’impedimento di una coscienza finché nessuno vedrà il quadro. L’aspetto negativo dell’ossessione di Dorian per il suo aspetto, tuttavia, ha già cominciato a manifestarsi. Diventa sospettoso nei confronti della governante e di Victor, il suo servo, perché è sicuro che cercheranno di guardare il dipinto. Questa ossessione può essere vista come uno stadio principale della degradazione del protagonista, un’indicazione che il deterioramento dell’anima di Dorian è in corso.
La soffitta in cui Dorian nasconde il quadro era stata una stanza da gioco quando era bambino e uno studio appena era diventato un po’ più grande. La stanza è già un rifugio che nasconde il suo passato, e ora occulterà anche la degradazione della sua coscienza. Questa camera diventa un simbolo della purezza della giovinezza e della preoccupazione per la moralità che Dorian rifiuta consapevolmente. Invece degli scheletri nell’armadio, il giovane ha un quadro in soffitta.
Alcuni critici hanno interpretato il dipinto nascosto come una metafora della sessualità: Dorian tiene per così dire “nell’armadio” la vergogna e il senso di colpa per le sue tendenze omosessuali. Sebbene tale lettura sia convincente, essa semplifica eccessivamente il dilemma di Dorian, presupponendo inavvertitamente che Wilde stesso condannasse le tendenze omosessuali. La disonestà, il tradimento e l’omicidio fanno sì che il ritratto avvizzisca, invecchi e diventi sempre più orrendo. Presumere che anche le azioni omosessuali deturpino il ritratto significa presentare tali azioni come altrettanto offensive o riprovevoli, concetto con cui l’autore non sarebbe stato certamente d’accordo.