Il ritratto di Dorian Gray

Il ritratto di Dorian Gray Riassunto e analisi di di Capitolo 8

Riassunto

Dorian viene svegliato da Victor, il suo servitore, dopo aver dormito fino all’una e un quarto del pomeriggio. Vede che ha ricevuto una lettera da Lord Henry, ma la lascia chiusa. Si sente rinvigorito e fa colazione con gioia, percependo la notte precedente solo come un sogno. Il suo piacevole pomeriggio viene però interrotto quando vede il telo che ha gettato sul ritratto. Si ritiene sciocco per aver immaginato che il dipinto potesse essere cambiato, ma decide di ricontrollarlo per sicurezza. Innervosito dal fatto che potrebbe comportarsi in modo strano, caccia Victor fuori dalla stanza, chiude tutte le porte e tira le tende. Ebbene, “era perfettamente vero: il ritratto si era alterato”. Si chiede come sia possibile, se ci sia una spiegazione scientifica o una causa più oscura e metafisica per il mutamento. L’espressione crudele del volto nel quadro gli ricorda il pessimo trattamento riservato a Sibyl. Colpito dal senso di colpa, Dorian le scrive una lettera d’amore appassionata, riempiendo “una pagina dopo l’altra di parole ardenti di pentimento e di ancor più ardenti parole di dolore”. Scrivere la lettera è profondamente catartico. Non appena la finisce, arriva Lord Henry. Dorian gli dice che, sebbene abbia visto Sibyl e sia stato brutale con lei, non si pente di nulla, perché “è servito a farmi conoscere meglio me stesso”. Henry è felice di trovare Dorian di buon umore, ma quando il giovane afferma che intende purificare la sua anima sposando la povera attrice, è chiaro che c’è stato un malinteso: Sibyl Vane, come Henry aveva scritto a Dorian nella lettera ancora chiusa, si è uccisa con del veleno.

Henry dice che ci sarà un’indagine, ma che Dorian non ha nulla di cui preoccuparsi, visto che nessuno lo ha visto andare dietro le quinte o lasciare il teatro, e visto che la giovane non ha mai detto a nessuno il vero nome del suo fidanzato. Henry esorta Dorian a non farsi coinvolgere nella situazione, perché uno scandalo del genere distruggerebbe la sua reputazione. Chiede poi al ragazzo di andare a vedere l’opera con lui quella sera. Passato lo shock iniziale, Dorian reagisce alla notizia della morte di Sibyl con uno strano distacco. “Dunque io ho assassinato Sibyl Vane”, pensa, “l’ho assassinata esattamente come se l’avessi scannata con un coltello. Ma le rose non sono men belle per questo”. Sotto la direzione di Henry, Dorian arriva ad apprezzare la morte di Sibyl come “lo scioglimento di un meraviglioso dramma”. Il protagonista è brevemente turbato dal suo distacco emotivo, tuttavia Henry placa subito il suo senso di colpa, dicendo che le tragedie della vita spesso ci urtano per “la loro totale assenza di stile”. Dal momento che Sibyl è morta in modo così drammatico e per uno scopo talmente puro come l’amore, la situazione è in realtà una di quelle di cui, secondo Henry, Dorian dovrebbe essere soddisfatto e contento. Henry si spinge fino ad affermare che, poiché la ragazza era viva solo sul palcoscenico e l’amore di Dorian per lei era radicato nell’ammirazione per le varie eroine da lei interpretate, “quella fanciulla non è mai veramente esistita e quindi non è mai veramente morta. [...] ma non sprecar le tue lacrime per Sibyl Vane. Essa era meno reale di loro [i personaggi di Shakespeare]”. Dorian ringrazia Henry per essere un amico così buono e sincero.

Henry se ne va e Gray guarda di nuovo il quadro. Il ghigno meschino è ancora lì, facendo pensare a Dorian che il ritratto abbia “ricevuto la notizia della morte di Sibyl Vane prima che la conoscesse lui stesso”. Dopo un’ulteriore contemplazione, il giovane si consola pensando che, poiché il quadro mostra il suo vero carattere, debba portare il peso della sua vergogna, lasciandolo così a godere di una vita senza sensi di colpa. Non vede alcun motivo per scoprire la ragione del cambiamento del ritratto, così decide di lasciarsi semplicemente intrattenere dai suoi progressi. Il capitolo si conclude con la partenza di Dorian per incontrare Lord Henry all’opera.

Analisi

Ancora una volta, Dorian mostra un’allarmante capricciosità e un’inquietante cecità nei confronti della propria vanità. Scrive a Sibyl in preda alla passione, assumendosi tutta la colpa delle sue azioni, ma il narratore commenta che “rimproverare noi stessi è un lusso”. Si compiace della sua confessione, lodando privatamente il proprio “altruismo”. Alla notizia del suicidio di Sibyl, cade in un breve momento di dolore, ma si dimostra tutt’altro che inconsolabile. Lord Henry, facendo il diavolo a quattro con il Faust di Dorian, gli mostra i mezzi per trasformare il suo dolore e il suo senso di colpa in una nuova, piacevole esperienza, di cui solo il ritratto pagherà il prezzo.

In questo capitolo, il significato simbolico del ritratto ci viene spiegato chiaramente: “qui c’era un simbolo visibile della degradazione causata dal peccato, un segno sempre presente della rovina che gli uomini attirano sull’anima loro”. Questa consapevolezza spinge Dorian a esclamare che non può sopportare l’idea che la sua anima sia ripugnante. Dorian teme la bruttezza fisica; in altre parole, è la vanità, non la moralità, a definire il suo rapporto con la propria anima. Un tipo simile di egoismo appare quando Dorian scrive la lettera d’amore a Sibyl. Viene spiegato che “rimproverare noi stessi è un lusso [...]. Quando ebbe finito la lettera Dorian si sentì perdonato”. Anche in preda al senso di colpa, il giovane non ha bisogno che Sibyl conceda il perdono che solo lei può giustamente dare, né gli viene in mente che la ragazza possa fare altro che accettare subito le sue scuse e acconsentire a diventare sua moglie.

Il commento di Dorian, secondo il quale la morte di Sibyl sembra “semplicemente lo scioglimento di un meraviglioso dramma”, continua il tema della vita che imita l’arte. Ricorda anche l’ossessione di Dorian per i personaggi che la ragazza interpretava. Egli è rimasto deluso da lei quando ha cercato di essere sé stessa e ha rifiutato la falsità di interpretare un ruolo. Ora, la sua morte ha dato a Dorian la possibilità di vedere ancora una volta Sibyl come un personaggio di un’opera teatrale. Quando Lord Henry incoraggia questa interpretazione della tragedia, fa in modo che Dorian superi il punto di non ritorno nella sua discesa verso l’immoralità.

L’affermazione di Dorian di averla “assassinata esattamente come se l’avessi scannata con un coltello” non solo mostra un’inquietante tendenza ad assecondare dettagli inutilmente morbosi, ma prefigura anche l’omicidio di Basil nel capitolo 13 e ricorda la minaccia del pittore di distruggere il dipinto con un coltello nel capitolo 2. L’immagine della morte per accoltellamento aleggia per tutto il romanzo.

Questo capitolo contiene anche ciò di più vicino a una spiegazione su come il ritratto abbia acquisito tali proprietà metafisiche. Tuttavia, non si tratta affatto di una spiegazione, ma di semplici congetture di Dorian: “esisteva qualche sottile affinità tra gli atomi chimici che sulla tela si erano mutati in forme e colori e l’anima che era dentro di lui? Era possibile che quelli traducessero in realtà ciò che questa pensava? Che rendessero vero ciò che questa sognava? Oppure c’era qualche altra ragione, ancor più terribile?”. Dorian è brevemente turbato dalla possibilità che sia opera della magia nera, ma presto si scrolla di dosso questa paura e la questione di come e perché il ritratto cambi non viene più sollevata.