Riassunto
Capitolo 33: Dove si racconta la novella intitolata «L'indagatore malaccorto»
A Firenze, in Italia, vivono Anselmo e Lotario, due ricchi e giovani gentiluomini, conosciuti per la loro amicizia. Dopo il matrimonio di Anselmo con Camilla, una giovane donna bella e onorata, Lotario inizia a ridurre le sue visite all’amico, poiché è contro l’onore del novello sposo frequentare la sua casa. Tuttavia, Lotario lo prega di continuare a fargli visita e l’amico accetta.
Un giorno, mentre i due passeggiano in un giardino, Anselmo, dopo molti giri di parole, gli dice che vuole mettere alla prova Camilla, per vedere se la bontà e la perfezione che lui crede siano vere. Questa incertezza gli pesa molto e non può fidarsi di nessun altro che non sia Lotario per portare a termine il suo piano. Lotario gli spiega, con molti argomenti ed esempi, che è impossibile realizzare quello che ha ideato. In primo luogo, non vuole andare contro le leggi del matrimonio in una questione in cui non è in pericolo né l’onore né la vita del suo amico, considerando inoltre che portare a termine il compito significa perdere il proprio onore. In secondo luogo, spiega che se la moglie vince la prova, l’amico non ci guadagnerà nulla, ma, nel caso opposto, la perdita sarà eccessiva e il dolore lo affliggerà anche se tutto sarà tenuto segreto.
Per la sua onestà e castità, Lotario paragona Camilla a un gioiello che non deve essere esposto a rotture, perché, anche se non si rompesse, il suo valore non aumenterebbe più di quanto non sia già. Paragona anche le donne a un giardino chiuso che si può contemplare solo da lontano e recita una poesia in cui decanta le donne come fragili vetri. Spiega poi che con il matrimonio i coniugi sono uniti in modo tale che se uno è disonorato, lo è anche l’altro.
Anselmo insiste sulla sua idea e dice all’amico che vuole mettere Camilla alla prova, anche solo un poco, e quindi li lascerà soli in modo da avere l’opportunità di parlare e offrirle dei gioielli. Gli chiede anche di scriverle dei versi di lode, che è disposto a comporre per lui se lui non vuole farlo. Lotario accetta di aiutare l’amico, ma intende portare a termine il compito a modo suo, senza disturbare i pensieri di Camilla.
Un giorno Lotario va a trovare Anselmo che lo lascia solo con la moglie con il pretesto di avere degli affari da sbrigare. Lotario si scusa con lei e dice di voler dormire. Lei va in camera sua e resta lì fino al ritorno di Anselmo. Lotario mente e dice all’amico di aver adulato la moglie e di voler ripetere la situazione nelle visite successive. Così, gli incontri proseguono, senza che Lotario parli con Camilla e senza che Anselmo sappia la verità. Anselmo dice all’amico che gli darà del denaro da offrire alla moglie per comprarle dei gioielli.
Un giorno, Anselmo, si nasconde per spiare la moglie e l’amico, e scopre che lui gli sta mentendo. Lotario lo ammette e promette di agire come aveva promesso. Così Anselmo si assenta da casa per otto giorni, in modo che Lotario abbia la possibilità di portare a termine il piano.
Ciò che Anselmo propone è impossibile e il narratore avverte che a chi propone l’impossibile spesso viene negato il possibile. Camilla, accetta, contro la sua volontà, il desiderio del marito che Lotario vada a trovarla e a mangiare con lei. Lotario visita la casa dell’amico e, pur non parlando con la moglie, ha il tempo di contemplare la sua bellezza e la sua discrezione, innamorandosi di lei. Dopo tre giorni, inizia a parlare a Cammilla dei suoi sentimenti e lei decide di scrivere una lettera al marito.
Capitolo 34: Nel quale si seguita a raccontare la novella «L'indagatore malaccorto»
Camilla invia ad Anselmo una lettera in cui spiega, in maniera sottile, la situazione in cui si trova e gli dice che è disposta a recarsi a casa dei suoi genitori se lui non torna rapidamente. Anselmo, leggendo la lettera, si rende conto che l’amico ha iniziato ad agire come previsto e risponde che tornerà presto. Nel frattempo, Lotario continua a darle pegni d’amore e alla fine Camilla si innamora di lui. Lotario riferisce all’amico che la moglie non ha ceduto alle sue parole e alle sue offerte e gli consiglia di non portare avanti i suoi progetti. Tuttavia, Anselmo gli chiede di scrivere delle poesie alla donna con il nome fittizio di Clori.
Anselmo chiede a Camilla il motivo della sua lettera e lei risponde che sospettava che Lotario la guardasse con più disinvoltura durante la sua assenza. Anselmo le dice che si tratta, senza dubbio, di un falso sospetto, perché Lotario è innamorato di una donna di nome Clori. Dal canto suo, Lotario aveva già avvertito Camilla dei suoi piani e, quando si presenta a casa sua, le legge poesie d’amore davanti al marito.
Camilla racconta alla sua domestica, Leonella, la sua situazione sentimentale e lei le conferma le virtù di Lotario e aggiunge che anche lei ha una relazione con un giovane della città. Camilla si sente allora obbligata a coprirla e le propone di iniziare a incontrare segretamente il suo amante in casa.
Una mattina, Lotario vede l’amante di Leonella uscire dalla casa dell’amico molto presto, e crede che sia l’amante di Camilla. Geloso, dice ad Anselmo che la moglie è caduta nella sua trappola e lo ha convocato nella sua stanza. Suggerisce poi di nascondersi dietro alcune tende della stanza per verificare che sia vero.
Quando Lotario e Camilla si incontrano da soli, lei gli racconta dell’amante di Leonella, lui si rende conto del suo errore e le racconta quello che ha detto ad Anselmo e quello che il marito ha intenzione di fare. Lei escogita un piano per ingannare il marito. Quando Lotario appare nella stanza di Camilla, lei, sapendo che il marito si nasconde, fa un discorso in cui si lamenta di aver dato all’amico del marito l’opportunità di disonorarla con le sue pretese. Poi finge di voler colpire Lotario con il pugnale e infine si trafigge, con il pugnale, procurandosi una ferita superficiale. Lotario è sorpreso del suo gesto, ma si rassicura vedendo che la ferita non è profonda. Anselmo è convinto della lealtà di Camilla e viene a sapere da Leonella che la ferita non è grave. In seguito, racconta a Lotario della sua felicità e rimane ingannato per alcuni mesi, finché la verità non viene finalmente a galla e, Anselmo, paga con la sua vita la sua impertinente curiosità.
Capitolo 35: Dove si tratta dell’eroico e straordinario battagliar di don Chisciotte con certi otri di vino rosso, e dove si dà fine alla novella dell’«L'indagatore malaccorto»
La lettura era quasi terminata quando Sancio esce dalla stanza di don Chisciotte, gridando che il nobile ha tagliato la testa al gigante, nemico della principessa Micomicona. Gli altri sentono don Chisciotte gridare e dei rumori che sembrano coltelli contro il muro. Sancio dice di aver visto cadere la testa del gigante, che era grande come un otre, e che il sangue scorreva sul pavimento. L’oste è indignato perché suppone che l’hidalgo abbia pugnalato gli otri di vino appese al capo del suo letto.
Tutti entrano nella stanza e vedono che don Chisciotte, ancora addormentato e con gli occhi chiusi, sta effettivamente dando pugnalate ovunque. L’oste inizia a prenderlo a pugni finché, Cardenio e il prete, non lo allontanano. L’hidalgo si sveglia quando il barbiere gli getta addosso dell’acqua fredda.
Nel frattempo Sancio cerca la testa del gigante, convinto di averla vista cadere, perché è ciò che gli garantirà la contea promessa, ma crede che sia scomparsa a causa degli incantesimi che avvengono nella locanda. Don Chisciotte si inginocchia davanti al prete, credendo che sia la principessa Micomicona, e gli dice che è salvo. Sancio crede che la sua contea sia al sicuro, gli altri ridono del cavaliere e del suo scudiero e, don Chisciotte, si riaddormenta.
La locandiera, arrabbiata, si lamenta degli eventi accaduti, l’ultima volta e questa, a causa della follia del nobile. Il prete la consola assicurandole che salderanno il debito. Dorotea promette a Sancio Panza che gli darà il meglio delle sue contee. Quando tutti si sono calmati il prete riprende la lettura de L’indagatore malaccorto.
Anselmo vive per un poco una vita soddisfatta, credendosi un uomo onesto. Una notte sente dei passi nella stanza di Leonella e quando cerca di entrare sente che la porta viene forzata. Quando entra, vede un uomo che salta dalla finestra in strada e cerca di inseguirlo, ma Leonella lo ferma, e gli dice che è un uomo che ha dato la parola di essere suo marito. Anselmo non ci crede e lei gli promette di dirgli cose importanti il giorno dopo. Lui le dice che rimarrà rinchiusa fino al giorno dopo.
Anselmo racconta a Camilla quello che è successo e lei aspetta che lui si addormenti per prendere i soldi e i migliori gioielli che ha e scappare. Si reca a casa di Lotario per chiedergli di proteggerla. Lui la porta a rifugiarsi in un monastero e lascia la città. All’alba, Anselmo si accorge che la Leonella è scappata dalla finestra. Quando va a dirlo a Camilla scopre che lei non c’è e che i suoi forzieri sono aperti e mancano alcuni gioielli. Va a casa di Lotario per raccontargli l’accaduto e lì scopre che se n'è andato e ha portato via tutti i suoi soldi. Anselmo pensa di essere impazzito e torna a casa, ma anche i suoi servi sono andati via. Si reca in un paese vicino, dove chiede a un uomo le notizie che sa di Firenze, e questi gli racconta che Lotario era partito la notte con la moglie di Anselmo, e che tutti si stupiscono del fatto, essendo nota la grande amicizia tra i due uomini, per cui erano chiamati “i due amici”.
Il contadino non sa dove siano andati i due amanti. Anselmo arriva a casa di un amico esausto e con la pelle gialla, chiede di andare a letto e di avere del materiale per scrivere. Sentendo che sta per morire scrive una lettera in cui dice di perdonare Camilla e spiega che è stata tutta colpa del suo desiderio impertinente, ma muore prima di concluderla. Camilla viene a sapere della sua morte, ma è più addolorata per l’assenza di Lotario e vuole rimanere nel monastero senza farsi monaca. Più tardi viene a sapere della morte di Lotario, in una battaglia a Napoli, quindi, muore di tristezza e la storia si conclude.
Il prete pensa che sia un buon romanzo, e anche se lo considera poco credibile, non gli dispiace il modo in cui è stato narrato.
Analisi
La storia de L’indagatore malaccorto è un romanzo intercalare. Si tratta di una storia indipendente, i cui personaggi non appartengono al mondo dell’azione principale del Don Chisciotte. Inoltre, don Chisciotte dorme mentre il prete lo legge, cosicché il protagonista dell’azione principale non partecipa nemmeno come ascoltatore, a differenza di quanto accade, per esempio, all’inizio della storia di Grisostomo e Marcella. Nonostante questo, come si vedrà più avanti, L’indagatore malaccorto è legata all’azione principale.
La storia è ambientata a Firenze e riguarda due uomini, Anselmo e Lotario, famosi per la loro incomparabile amicizia. Il primo sposa una donna onesta, ma la sua curiosità lo spinge a mettere alla prova la sua integrità, così chiede all’amico di corteggiarla. Nonostante i consigli dell’amico, il piano viene portato a termine e l’esito è tragico: la moglie si innamora di Lotario ed entrambi sono costretti a partire. Alla fine, tutti e tre muoiono tristemente a causa dell’impertinenza della sfida di Anselmo.
La novella è nello stile delle Novelle esemplari di Cervantes, scritte tra il 1590 e il 1612, e come queste, ha anche carattere didattico e morale. I critici hanno indicato il quarantatreesimo canto dell’Orlando Furioso, il poema epico cavalleresco scritto da Ludovico Ariosto, come antecedente della storia.
La novella intercalare ha un punto in comune con l’azione di don Chisciotte: il suo protagonista, Anselmo, soffre di una sorta di follia, come egli stesso riconosce nel dialogo con l’amico: “la mia contentezza raggiungerà il grado che a causa di questa follia, ha raggiunto il mio malcontento”.
Anche se, in questo caso, è consapevole della sua follia, non smette di portare avanti i suoi piani, in quanto, come per don Chisciotte, la sua follia si basa sul perseguimento di un ideale. Come il protagonista dell’azione principale, la sua disgrazia deriva dal non riuscire a vedere la differenza tra quell’ideale e il mondo che lo circonda. Tuttavia, mentre nell’azione principale questa discrepanza ha conseguenze comiche, nella novella l’esito è tragico.
Nel suo discorso, Anselmo allude a Salomone chiamandolo “Savio”: “dirò che mi toccò in sorte la donna forte di cui dice il Savio: «chi mai la troverà?»”. La citazione viene dal biblico Libro dei Proverbi: “Una donna di carattere, dove si può trovare? È molto più preziosa di una perla”. Anselmo vuole mettere alla prova la virtù della moglie, ma Lotario lo mette in guardia dai pericoli del suo esperimento e paragona la donna virtuosa a una pietra preziosa: “Anselmo, che Camilla è finissimo diamante, tanto a tuo credere quanto all'altrui, e che non è ragionevole esporla alla eventualità di spezzarsi, perché anche rimanga intatta, non può salire a un pregio maggiore di quello che ora ha […]”.
Lotario paragona inoltre la donna virtuosa a un giardino chiuso che deve essere custodito: “Bisogna custodire e apprezzare la donna virtuosa come si custodisce e si apprezza un vago giardino pieno di fiori e di rose, il padrone del quale non permette che alcuno vi passi e lo sciupi: basta che da lontano e dai cancelli di ferro si goda della sua fragranza e della sua bellezza”. L’immagine del giardino chiuso è tradizionalmente usata per alludere alla castità femminile. Questo passo si ispira al libro del Cantico dei cantici (Capitolo 4): “O mia sorella, o sposa mia, tu sei un giardino serrato, una sorgente chiusa, una fonte sigillata. / I tuoi germogli sono un giardino di melagrani e d’alberi di frutti deliziosi, di piante di cipro e di nardo; / di nardo e di croco, di canna odorosa e di cinnamomo, e d’ogni albero da incenso; di mirra e d’aloe, e d’ogni più squisito aroma.”*
Dopo il tentativo frustrato di Lotario di convincere l’amico a rinunciare al suo esperimento, è possibile anticipare il risultato negativo che ne trarrà. Il narratore afferma “che chi cerca l’impossibile, è giusto che gli sia rifiutato quel che è possibile” e cita una poesia:
Dalla morte io vo' la vita
Dai malanni sanità
In prigione libertà,
In un chiuso io vo' l'uscita,
Da sleali lealtà.
Il destino e il ciel però
Da cui mai un bene avrò,
Ché l'assurdo è domandato,
M'han perfino denegato
Anche quello ch'esser può.
Con il parallelismo dei primi versi, la ricerca di Anselmo viene paragonata a una ricerca impossibile. Alla fine della poesia si suggerisce che il destino sarà avverso a chi, come lui, cerca cose impossibili.
Sebbene Lotario cominci a mentire all’amico per mitigare i danni del suo esperimento e fallisca nel suo compito di corteggiare Camilla, le conseguenze alla fine si rivelano inevitabili e finisce per mentirgli in modo che non conosca il vero risultato del suo esperimento. Anselmo, inoltre, vuole portare avanti l’esperimento “non foss’altro che per curiosità e passatempo”, e chiede all’amico di scrivere poesie in lode della moglie, chiamandola con il nome di “Clori”. L’abitudine dei poeti di usare un nome fittizio e arbitrario per la donna a cui dedicano le loro poesie deriva dalla poesia trovadorica. Questo nome poetico, con cui il trovatore nascondeva il nome della sua donna, si chiamava senhal.
Tutta la finzione che Anselmo aveva escogitato si rivela a suo danno. Paradossalmente, lui, che aveva ideato il piano per ingannare Camilla con il falso corteggiamento dell’amico, viene ingannato da Lotario e dalla moglie. E più prove elimina, più danneggia involontariamente sé stesso: “Per tal modo Anselmo venne a essere l'uomo più gustosamente ingannato che ci poté mai essere al mondo: egli stesso conduceva a casa sua per mano chi era la totale rovina della sua reputazione, mentre invece credeva di condurvi l'artefice della sua gloria”.
Il trentaquattresimo capitolo si conclude anticipando il tragico epilogo della novella intercalare: “ad Anselmo l’indagine malaccorta costò la vita”. Poi, nel capitolo seguente, la lettura del prete Pietro Pérez viene interrotta per continuare la narrazione dell’azione principale della storia di don Chisciotte per poi riprendere e concludere con la lettura de L'indagatore malaccorto. Così, alla fine della novella intercalata, viene intervallata anche la narrazione dell’azione principale del romanzo.
Il cavaliere, addormentato, trafigge gli otri di vino dell’oste, credendo di uccidere il gigante nemico della principessa Micomicona. Questa volta non è ingannato da una realtà immaginaria, ma da un sogno. Ma ora è Sancio a non vedere la realtà e a credere che il suo padrone abbia davvero decapitato il gigante, mentre cerca ostinatamente la sua testa. Paradossalmente, come dice il narratore, “stava peggio Sancio sveglio che il suo padrone addormentato”. Qui si può vedere che Sancio inizia a “chisciottizzarsi”, credendo alle follie del suo padrone.
Dopo questa breve interruzione e quando gli animi degli ascoltatori si sono calmati, il prete conclude la lettura, che termina con un epilogo tragico, come previsto. Anselmo, una volta resosi conto dell’inganno in cui è caduto, e vedendo che la moglie e l’amico sono fuggiti, presagisce la sua morte: “Or come fu solo, il pensiero della sua sventura tanto cominciò a pesargli sul cuore che comprese chiaramente che la vita gli volgeva verso la fine”. Qui si può vedere il finale moraleggiante della novella, poiché è chiaro che l’esito tragico è il risultato di un atteggiamento sciocco, come dice Anselmo nella sua lettera: “un folle e malaccorto desiderio mi ha tolto la vita”.
Conclusa la lettura, il prete fa alcune osservazioni in cui stabilisce una differenza tra ciò che viene narrato e il modo di narrare. Mentre quest’ultimo gli piace, mette in dubbio ciò che viene narrato dicendo: “Non riesco a persuadermi che ciò sia vero”. In breve, mette in dubbio la verosimiglianza del racconto, cioè la sua apparenza di verità.
*Libera interpretazione della traduttrice [N.d.T.]