Uno, nessuno e centomila

Uno, nessuno e centomila Le peculiarità stilistiche

Il romanzo può essere concepito come un dialogo con un pubblico richiamato costantemente all’ascolto: “Vi vedo” afferma Vitangelo nel Libro Terzo, rivolgendosi ai lettori e ponendoli al centro della sua analisi e del suo soliloquio: il testo e la pagina non sono più limiti convenzionali che racchiudono il mondo letterario in quanto la narrativa può e deve invadere la realtà. Subentrato nella realtà narrativa che il protagonista ha delineato, il pubblico inizia a concepire l’intero soliloquio di Vitangelo come un flusso di coscienza: da James Joyce con il romanzo Ulisse (1922) a Italo Svevo con il romanzo La coscienza di Zeno (1923), lo stream of consciousness diviene la tecnica narrativa più adatta a rappresentare la rottura con i codici naturalisti e veristi, mediante la libera rappresentazione dei pensieri che affollano la mente dei personaggi, bruscamente gettati sulla pagina senza che siano presenti virgole o punti. Le passioni, le sensazioni e i sentimenti seguono la sintassi confusionaria e sgrammaticata tipica dei monologhi interiori e che, in qualche modo, sembra essere affine al metodo di procedere che adotta Vitangelo all’interno del suo racconto. È tuttavia necessario evidenziare come all’interno di quest’opera vi sia una differenza stilistica che allontana Pirandello dai suoi precedenti capolavori: in questo testo abbondano aggettivi qualificativi, affiancati da un tono enfatico facilmente percepibile sia nella connotazione lirica utilizzata (presenti svariate immagini e metafore che tendono a rendere vivo l’ambiente naturale: “Quest’albero, respiro trémulo di foglie nuove”), sia nell’impegno retorico (uso massiccio dei pronomi “”, “qua”, “questo” ecc.). Inoltre, sebbene le tinte grottesche presenti nella vicenda di Vitangelo siano comuni ad altre opere pirandelliane — basti pensare al dramma Enrico IV (1922) o al romanzo Il fu Mattia Pascal (1904), più volte menzionato in questa analisi — mediante la rappresentazione della progressiva follia del protagonista, con l’utilizzo di tecniche di distorsione e straniamento della messinscena della realtà, Pirandello pone ora una via d’uscita alla somma di frammenti privi di senso. Il mito della natura diviene positivo poiché da esso l’uomo può, e deve, comprendere come egli non concluda, al pari di un sasso o una pianta: la sua unica possibilità è arretrare, divenire mera entità priva di qualsiasi presunzione di conoscenza, personale e sociale.

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