Don Chisciotte della Mancia (parte 2)

Don Chisciotte della Mancia (parte 2) L'ironia

Il baccelliere Sansone Carrasco finge di essere il Cavaliere dal Bosco per sconfiggere don Chisciotte e costringerlo a tornare al villaggio, ma è lui a perdere il combattimento e questo intensifica il desiderio di avventura di don Chisciotte.

Il baccelliere Sansone Carrasco va incontro a don Chisciotte e si finge Cavaliere dal Bosco o Cavaliere dagli Specchi, convinto di sconfiggere il suo vicino in combattimento e di poterlo proteggere dalla sua follia, costringendolo a tornare al suo villaggio. Tuttavia, le cose non vanno secondo i suoi piani e don Chisciotte lo sconfigge. In questo senso, è ironico che lo scapolo finisca per essere vittima del suo stesso inganno e debba tornare al suo villaggio, umiliato. Inoltre, questa prima vittoria di don Chisciotte in combattimento non fa che confermare il suo status di cavaliere e quindi intensificare il suo desiderio di avventura.

Don Chisciotte si proclama “Cavaliere dai Leoni” nonostante il leone che avrebbe dovuto combattere per ottenere questo titolo sbadigli nella gabbia e gli volti le spalle.

Nel capitolo 17 ha luogo l’avventura dei leoni, quella che darà a don Chisciotte il soprannome di Cavaliere dai Leoni per il resto del romanzo. Tuttavia, l’esito di questa avventura non corrisponde affatto al desiderio iniziale del cavaliere errante di dimostrare il suo coraggio combattendo contro uno di questi animali. All’inizio, appena vede i leoni in gabbia, don Chisciotte esclama: “Dei leoncini a me? A me dei leoncini? E proprio adesso? Ebbene, per Dio, che quei che qui li inviano hanno a vedere se io son uomo da aver paura di leoni”. Tuttavia, quando il leone si rifiuta di uscire dalla gabbia, sbadiglia e si sdraia di nuovo, voltando le spalle a don Chisciotte, il cavaliere errante decide di rivendicare la vittoria, forse dopo aver riflettuto in silenzio sull’assurdo pericolo a cui si stava esponendo. In questo senso, è ironico che don Chisciotte si autoproclami con il titolo di “Cavaliere dei Leoni”, rivendicando una vittoria che non c’è mai stata, perché non c’è mai stato nemmeno un istante di scontro.

Sancio, un uomo poco intelligente e poco istruito, contro ogni previsione, finisce per svolgere il suo ruolo di governatore dell’isola con grande sufficienza.

Sancio ottiene finalmente l’accesso all’isola promessa diverse pagine prima, nella prima parte del Don Chisciotte. È il duca a concedergli il titolo di governatore, in un’altra rappresentazione da lui messa in scena per ridere della follia dello scudiero. Tuttavia, Sancio inizia a governare con grande giudizio e un grande senso di giustizia sociale, che fa sì che gli abitanti dell’isola lo riconoscano come un buon governatore. È ironico che Sancio, con tutta la sua semplicità e i suoi limiti, finisca per essere un grande governante. È anche ironico che i duchi abbiano messo in piedi tutta questa pantomima per prendere in giro Sancio e che lui, alla fine, non abbia dato loro un solo argomento per farlo, visto che governa con tanta lucidità.

Sul letto di morte, don Chisciotte parla male dei libri di cavalleria, che giudica detestabili e insensati.

Don Chisciotte, il Cavaliere dalla Triste Figura, il Cavaliere dei Leoni, il cavaliere errante che ha percorso più di ottocento pagine in cerca di avventure cavalleresche, improvvisamente, tornato al suo villaggio, si sveglia dopo alcune ore di febbre e aborre i libri di cavalleria. Questo, secondo lo stesso don Chisciotte, nasce dalla necessità di non morire lasciando “la reputazione di pazzo”. C’è indubbiamente una sfumatura di ironia nel fatto che don Chisciotte sia passato dalla follia di credersi un cavaliere errante alla lucidità di giudicare detestabili i libri di cavalleria in modo così improvviso e semplice.

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